Bea Media Company S.r.l.
Via Luigi Porro Lambertenghi 7, 20159 Milano
P. IVA 11562050960 - SDI T9K4ZHO

Matteo Rossi
/
5 min read

A colpi di meme, come le aziende si inseriscono nell’umorismo in rete

Meme
18.10.2024

Il meme marketing è entrato a far parte della strategia comunicativa di tante aziende che vogliono promuovere i propri prodotti in rete e ritagliarsi una propria identità. Diventare virali però non è così facile e i rischi sono sempre dietro l’angolo

Ho sempre voluto scrivere un articolo dove poter ammettere la mia avversione nei confronti della tecnologia e di tutte le sue implicazioni. Non sono mai stato al passo con i tempi, soprattutto per quanto riguarda i nuovi trend che si diffondono in rete. Un po’ per pigrizia, un po’ per apatia sono sempre stato travolto dai nuovi fenomeni culturali del mondo digitale senza che io lo avessi espressamente richiesto. È successo anche con i meme. Quando tutti hanno iniziato a parlarne, sicuramente ne avevo già visti parecchi scrollando tra i vari social network, ma non sapevo che fossero stati ribattezzati con quel nome e non avevo neanche ben chiaro il loro potenziale. Mi fermavo, li leggevo e sorridevo. Spesso li condividevo. Solo in un secondo momento ho capito che io ero proprio il destinatario giusto, e che loro, i meme, avevano portato a termine il proprio lavoro in modo impeccabile.

Ma quali sono le origini della parola meme? La nozione di meme deriva dal mondo della genetica. È stata introdotta dal biologo Richard Dawkins nel suo libro del 1976, “Il Gene Egoista”, dove viene descritta come: “L’unità di informazione del gene che si replica, muta ed imita. Un concetto alla base dell’evoluzionismo”.

Con l’avvento di internet e dei social network il concetto si è mantenuto, ma è stato identificato con immagini, video, frasi e contenuti di ogni genere, divertenti e creativi, con l’intento di veicolare un messaggio e renderlo virale.

E se, in un primo momento, il meme poteva essere considerato come un escamotage per far ridere e riflettere su un determinato argomento di attualità, ora è diventato anche uno strumento utilizzato nel marketing sia aziendale sia politico.

Meme indecisione

Esperti di comunicazione e spin doctor hanno infatti capito che l’utilizzo dell’umorismo è un’ottima strategia per creare un legame con il pubblico, soprattutto in rete.

COSA SI INTENDE CON MEME MARKETING?

Partendo da alcuni esempi è sicuramente più facile capirlo. Sfido a trovare qualcuno che in rete non abbia mai incontrato un meme creato dalle sapienti mani del gruppo di comunicazione di Taffo, l’agenzia funebre di Roma che è riuscita ad esorcizzare un tema delicato come quello della morte attraverso l’umorismo.

Meme Taffo

 Lo stesso vale per l’azienda Durex che durante la pandemia di Covid-19 è riuscita a sdrammatizzare l’uso protettivo delle mascherine equiparandolo a quello dei profilattici. E ancora Barilla che ha saputo sfruttare il video diventato virale “Signora, i limoni, signoraaaaa” inserendolo all’interno della pubblicità del pesto. Ecco, fare meme marketing significa proprio questo: saper intercettare gli argomenti di attualità e i trend che hanno destato maggiore interesse ed engagement tra gli internauti e inserirli in maniera accurata nella narrazione dei propri brand. Così che, se l’operazione va in porto, saranno molti i benefici per l’azienda.

Meme Barilla

I meme, infatti, riescono a creare un forte coinvolgimento con il pubblico e sono perfetti per stimolare reazioni spontanee e genuine; portano un riscontro immediato in quanto l’interattività delle piattaforme permette alle aziende di capire se i loro contenuti stanno avendo successo o meno e hanno il potere di influire sull’identità aziendale (brand identity), conferendo un’immagine più rilassata e popolare. Infine, i vantaggi sono anche di tipo economico: implementare strategie di meme marketing è meno costoso rispetto ad altre campagne pubblicitarie molto più complesse.

“Nel bene o nel male purché se ne parli”. Questo famoso detto, che parafrasa un brano de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, non è valido quando si fa meme marketing. Anzi, bisogna tenere presente che esistono dei rischi dai quali è bene rimanere lontani. Un meme che lancia un messaggio sbagliato può provocare reazioni negative da parte del pubblico. E la stessa viralità che può portare i suddetti benefici, in questo caso, può trasformarsi in un’arma a doppio taglio, difficile da fermare. Per questo motivo è fondamentale avere ben presente il contesto culturale in cui si opera e i target che vogliamo raggiungere. I meme che giocano con argomenti delicati si trovano su un confine molto labile: da una parte possono essere percepiti come divertenti, dall’altra come offensivi, se non addirittura discriminatori o intrisi di stereotipi.

Poi c’è da tenere in considerazione il fattore tempo.

I meme tendono ad avere una vita breve in termini di rilevanza, usarne uno troppo inflazionato può in qualche modo risultare poco originale.

COME SI CREA IL MEME PERFETTO?

Non c’è una ricetta o un ingrediente segreto per creare il meme perfetto. Jonah Berger docente di marketing all’università della Pennsylvania, nonché autore del best-seller "Contagious" ha provato a fissare alcuni punti per provare a raggiungere una strategia di successo. E lo ha fatto attraverso l’acronimo STEPPS.

Stepps

Partiamo dalla S, Social currency. L’azienda, secondo Berger, deve essere capace di distinguersi dai competitors creando contenuti che siano considerati come i migliori. La T, invece, sta per Trigger, il contenuto deve essere riconoscibile e personalizzato così che le persone abbiano la possibilità di associarlo direttamente a uno specifico brand. Con la E passiamo all’Emotions. Le emozioni sono fondamentali, se un meme non riesce a provocare emozioni forti nel pubblico, non riuscirà a diventare virale. Le due P si riferiscono a Public e Pratic Value: più un contenuto riesce ad avere un alto livello di engagement, più verrà condiviso e più acquisterà valore. Infine non poteva mancare la S di Stories. Senza una storia condivisibile dagli utenti il contenuto rimarrà nell’anonimato.

Insomma, nonostante io me ne sia accorto solo in un secondo momento, i meme sono ormai diventati parte della cultura digitale e rappresentano un potentissimo strumento di comunicazione, che se trattato con cura, può rappresentare un mezzo fondamentale per la valorizzazione di prodotti e servizi delle aziende.