Tra like e voti: il potere dei social nella vittoria dei politici moderni

Dalla Puglia a New York, passando per Genova e il Veneto: quattro politici vincenti hanno un elemento in comune, la loro strategia innovativa sui social.
Cosa hanno in comune il neo sindaco di New York Zohran Mamdani, il presidente del Veneto Alberto Stefani, la sindaca di Genova Silvia Salis e il nuovo governatore della Puglia Antonio Decaro? La risposta è alquanto semplice: tutti e 4 hanno vinto le elezioni per cui erano candidati. In alcuni casi, con percentuali bulgare. Ma quali sono state le strategie che li hanno portati alla vittoria? In politica non esiste una formula matematica che ci può dire quale sia stato l’elemento decisivo. Sono, infatti, molti i fattori che hanno contribuito al risultato. Eppure, osservando queste quattro realtà profondamente diverse per geografia, storie personali e appartenenza politica, emerge un filo rosso che non può essere ignorato.
Tutti hanno costruito una presenza costante sui social network, utilizzando un linguaggio pop, diretto e riconoscibile. Un registro fresco e immediato, capace di parlare a target differenti, anche molto giovani.
Guardando a Zohran Mamdani, il quadro si chiarisce subito. La sua campagna per la carica di sindaco di New York è stata un piccolo laboratorio internazionale di comunicazione politica contemporanea. Video brevi, forte presenza su TikTok e Instagram, musica urbana, un’estetica immediatamente riconoscibile. Il suo linguaggio è quello dei giovani newyorkesi e rappresenta una politica che scende dal piedistallo e si fa racconto quotidiano. Il risultato? Mamdani ha intercettato un elettorato eterogeneo, dalle comunità di quartiere agli studenti, costruendo la propria credibilità attraverso autenticità e vicinanza.


In Italia, i percorsi sono diversi, ma l’elemento social è altrettanto centrale. Alberto Stefani è entrato nella campagna elettorale come candidato giovane, in un contesto di radicamento tradizionale del centrodestra. Non c’è dubbio che abbia ampiamente beneficiato della straordinaria scia di consenso del suo predecessore, Luca Zaia, ma anche la sua strategia digitale ha fatto la differenza: già poco prima del voto, come riportato dal team di Youtrend, il suo profilo sui social — Facebook e Instagram — contava un seguito quasi quattro volte superiore a quello del principale avversario, Giovanni Manildo. E quel vantaggio si è tradotto in visibilità, interazioni reali e capacità di rendere il messaggio immediatamente riconoscibile. Silvia Salis, sindaca di Genova, ha saputo trasformare la propria storia personale in uno strumento narrativo potente. Ex atleta olimpica, volto noto e riconoscibile, ha costruito una comunicazione digitale coerente con la sua identità: energia, determinazione e professionalità. La sua presenza sui social non è stata un semplice strumento promozionale. Secondo un recente report di Liberi Network, tra i sindaci italiani, Salis è risultata “la più in crescita” su Instagram, con oltre 203.700 follower e un tasso d’interazione vicino all’8,7%. Numeri che riflettono più di un successo mediatico: indicano una comunità attiva, pronta a seguire, commentare e condividere, trasformando ogni post in uno spazio di relazione reale con i cittadini. Infine Antonio Decaro, da sindaco di Bari a governatore della Puglia, ha dimostrato come sia possibile combinare radicamento territoriale e presenza digitale. La sua campagna 2025 non si è limitata alla tradizionale attività sul territorio: Decaro ha trasformato i social in un vero e proprio motore di partecipazione. Tra il 9 e il 15 novembre, secondo una rilevazione di SocialCom, le conversazioni legate al voto sui social in Puglia hanno sfiorato le 15.000 unità, con oltre 860.000 interazioni complessive. I suoi post hanno registrato in media 2.812 interazioni su Facebook e 2.541 su Instagram, con il suo stesso account Instagram che si è confermato tra i più attivi della regione con oltre 220 post nei mesi della campagna. Complessivamente, su Facebook e Instagram ha totalizzato oltre 3 milioni di interazioni tra like, commenti e condivisioni.

Questa trasformazione non riguarda solo i singoli politici, ma anche il modo in cui gli elettori si informano. Secondo l’ultimo Eurobarometro 2025, per il 42% dei giovani europei tra i 16 e i 30 anni i social media sono la principale fonte di informazione su temi politici e sociali, superando la televisione. Tra i più giovani, dai 16 ai 18 anni, la percentuale sale al 45%. Le piattaforme più utilizzate sono Instagram, TikTok e YouTube. Non si tratta di un dettaglio secondario: chi non è presente in questi spazi rischia di non esistere nella percezione pubblica, almeno per una fetta significativa di elettorato.
I social, inoltre, permettono di modulare il linguaggio in base al pubblico: brevi video su TikTok, aggiornamenti su Instagram, approfondimenti su YouTube, discussioni in tempo reale su X. Questo rende possibile parlare contemporaneamente a segmenti diversi, creando un rapporto diretto con l’elettore. E non si tratta di pura strategia di marketing: è narrazione continua.


