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Giulio Rossi
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Rock 'n'roll brand: le lezioni di Vasco sull’identità aziendale

musicassette sul pavimento
PUBBLICATO
04.03.2024
TEMI

Il cantautore modenese è un esempio di costruzione ideale di un brand. Riconoscibilità, coerenza e autenticità: la ricetta perfetta è presto fatta. Caratteristiche che gli hanno consentito di resistere al tempo e imporsi come l’eroe di più generazioni.
Le aziende hanno molto da imparare.

I 225mila che il 1° luglio 2017 hanno pagato il biglietto per vederlo dal vivo al Modena Park lo sanno bene: Vasco Rossi non è solo un cantautore. Ormai è assimilabile a un brand nazional popolare. Per i suoi fan è il Kom. Per gli altri Vasco, senza cognome, non ce n’è bisogno. D’altronde non stiamo parlando di uno qualsiasi. Basti pensare che quel giorno al Modena Park è diventato l’artista con il più alto numero di spettatori paganti per un concerto. Un record mondiale.

Al di là del personale giudizio artistico, è la parabola umana e artistica di Vasco a risultare particolarmente interessante: ci racconta, meglio di molte analisi strategiche, di come si costruisca un brand di successo e lo si consolidi nel tempo. Stiamo infatti parlando di un artista che, a più di 45 anni di distanza dall’esordio discografico, è ancora in grado di riempire sette volte di fila lo stadio San Siro di Milano, come dovrebbe accadere ancora una volta nell’estate 2024.

Copertina serie Il Supervissuto

La serie Netflix Il Supervissuto, disponibile dal 27 settembre 2023, ne ripercorre le tappe dell’esperienza umana e artistica: seguendo la tendenza produttiva delle piattaforme, che dedicano ampio spazio ai documentari sulle celebrità, Vasco si presenta come figura d'interesse transgenerazionale nel panorama italiano.

Un elemento fondamentale che contraddistingue il suo essere unico consiste nella consapevole e quasi scientifica volontà di costruire un proprio stile riconoscibile, diverso dagli altri: sia nella scelta del genere musicale rock, ancora quasi inesplorato in Italia, che nello stile di vita.

Mutuando la “vita spericolata" delle grandi rockstar anglosassoni, Vasco ha fatto della propria vita al limite, degli eccessi, del rapporto totalizzante tra la persona e l’artista un vero e proprio marchio di fabbrica: un manifesto forse non da tutti condivisibile ma estremamente riconoscibile. Così come nella scelta di uno stile comunicativo che si fonda sulla brevità di immagini giustapposte l’una all’altra, nel contesto di testi rarefatti, sintetici. Estremamente diretti. Anche questa fu una scelta consapevole, come lui stesso ha spiegato, ed è molto interessante ai nostri fini, perché fatta prendendo in considerazione il pubblico giovanile degli anni ‘80, che costituiva il suo target: il cantautore modenese si rese conto che il modo in cui doveva comunicare doveva essere più diretto, breve e incisivo, per catturare subito l’attenzione di un mondo che andava sempre più veloce.

concerto rock
chitarra

Altro aspetto decisivo che emerge dalla storia di Vasco è la coerenza: pur in una fisiologica evoluzione umana e artistica, Vasco è sempre stato fedele a se stesso, si è sempre raccontato come espressione degli stessi valori. Cambiando, certo, ma mai rinnegandosi.

Ma soprattutto Vasco viene percepito come autentico, mai finto o compiacente nei confronti del pubblico. Può sbagliare una canzone, ma è difficile che sbagli l’intenzione: si mette sempre e comunque a nudo, offrendo solo se stesso e dando così la sensazione di una autenticità che non cede a doppi fini o a compromessi commerciali.

D’altronde lo ha più volte detto lui stesso, facendo della critica alla società dei consumi uno dei motori della sua poetica. Quel “piccolo, spazio, pubblicità” (con cui il cantautore modenese apriva ironicamente il brano “Bollicine”, vincitore del Festivalbar 1983) oggi, nell’era dei social, è diventato un palcoscenico potenzialmente infinito. Ma per conquistarlo nel modo giusto, per il più beffardo degli ossimori, è Vasco il modello da cui prendere esempio.