Ma quanto ci piace Nord Vpn! Se Tintoria rivoluziona il modo di fare pubblicità

Tintoria trasforma la pubblicità in arte (o quasi). Tinti e Rapone infilano NordVPN nelle loro puntate con citazioni così forzate da essere esilaranti. Il brand diventa parte dello show, accettando di farsi prendere in giro. Il risultato? Una (quasi) rivoluzione pubblicitaria: meno elefanti nella stanza, più risate ben piazzate.
Balorda inserzione. Tra le tante eredità che ci ha lasciato la rivoluzione digitale c’è quella di averci disabituato alle interruzioni pubblicitarie. Ci innervosiscono cinque o dieci secondi di pausa su YouTube o Spotify, figuriamoci guardare un film in televisione, in pratica l’esame finale di un corso di gestione della rabbia. I pubblicitari di tutto il mondo si sono quindi ingegnati per trovare il modo migliore per far apparire un brand nei prodotti di intrattenimento, con risultati altalenanti.
Ma c’è chi si è spinto oltre. Lo sa bene chi segue/ascolta/guarda “Tintoria”, il podcast settimanale dei comici Daniele Tinti e Stefano Rapone. Prima di introdurre l’ospite di turno, ogni puntata inizia con una scambio di battute tra i due. Parlano del più e del meno, come va, come non va, dei temi caldi del momento. Il discorso però - e lo si scopre solo in un secondo momento - è volto a promuovere NordVPN il servizio di rete privata virtuale che sponsorizza il podcast. L’elemento di novità è dettato dalla (voluta) poca naturalezza del riferimento: la citazione è costruita, forzata, tirata per i capelli. È quasi una presa in giro della citazione stessa. E per questo fa molto ridere.
Quella di Tintoria è, in fondo, una rivoluzione copernicana del modo di fare pubblicità. Il marchio da mettere in mostra abbandona il suo status da elefante nella stanza, da presentare senza esibire, o magari da confinare in uno spazio distaccato dalla narrazione. Diventa strumento stesso di quest’ultima, in questo caso parte di un vero e proprio pezzo comico che Tinti e Rapone ci costruiscono attorno. In altre parole, si va oltre l’inserzione: è un concetto nuovo, per cui - come va molto - si potrebbe provare a trovare un neologismo anglofono che lo rappresenti, ma chi scrive al momento manca del necessario guizzo (o, meglio, del giusto flow) creativo per individuarlo. Tavolo aperto a proposte.

Tutto ciò funziona. Funziona, da un lato, per la bravura dei due, dall’altro perché il brand, in questo caso NordVPN, accetta di calarsi totalmente nel linguaggio dello spazio che lo ospita. E se da sempre alcune aziende hanno cercato di accaparrarsi la simpatia del pubblico cercando di far ridere (Ryanair e Taffo giusto per fare due esempi, qui ne abbiamo parlato in modo molto più sapiente), molto pochi lo hanno fatto ricorrendo all’autoironia, quasi nessuno lasciando che fossero altri a ridere di loro stessi. Autoironia che per altro, si riflette anche dal lato dei due host, perché con questo modo di ostentare la sponsorizzazione anche Tinti e Rapone scherzano su loro stessi che si trovano a dover fare pubblicità.
Non a caso chi segue Tintoria attende il momento della citazione di NordVPN quasi al pari delle altre rubriche comiche che si ripetono di puntata in puntata, quelle slegate dai fini commerciali. Si obietterà che è facile per un’azienda come questa, che vive e muore dentro un mondo quello digitale, che quanto a codici linguistici e identitari si muove su binari diversi rispetto al mondo reale. Tutto vero. Lo spunto di fondo che si può trarre dal caso Tintoria/NordVPN però resta. In un mondo che tende ad incancrenirsi su veleni e divisioni, il non prendersi troppo sul serio è una qualità sempre apprezzatissima.
*malgrado quello che in molti potrebbero sospettare si rammenta che questo articolo non è sponsorizzato da NordVPN. Nemmeno da Tintoria. In ogni caso, se qualcuno vuole, la nostra squadra è qua…