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Oscar Cini
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Comunicare la salute mentale: tra il rischio di commercializzare e l’importanza di sensibilizzare

Persona di spalle
02.12.2024

Negli ultimi tempi, per fortuna, si parla sempre più di benessere psicologico. Le campagne di comunicazione sul tema hanno certamente il merito di cancellare i tabù che storicamente lo accompagnano, ma il rischio di esagerare e svilire un aspetto così delicato della nostra vita è dietro l’angolo. Ne abbiamo parlato con Filippo Sensi, senatore Pd e promotore del Bonus psicologo. 

Il benessere psicologico si può trasformare in un’operazione a premi? Detta così  suona un po’ male, avvicinando un tema capitale come la salute mentale a un gioco in cui girare la ruota. Non vogliamo estremizzare, il benessere psicologico - che negli ultimi anni è stato, fortunatamente, preso sempre più sul serio dalla società in cui viviamo, con un incremento dell’utilizzo di servizi legati alla salute mentale certificato dal “Rapporto salute mentale 2022" del Ministero della Salute -, non può certo ridursi a strumento con cui ricevere in regalo qualche seduta omaggio. È questo, però, l’oggetto della discussione nella disputa relativa all’iniziativa di Chilly e UnoBravo, una collaborazione pubblicitaria “Piacere di conoscermi” in cui, a fronte di almeno 10 euro d’acquisto di prodotti Chilly vengono abbinati premi legati a sedute con professionisti: «L’inizio di un percorso psicologico per conoscerti meglio».

La campagna ha ricevuto critiche da alcuni Ordini regionali degli psicologi e diversi professionisti che fanno divulgazione sui social network. Ad esempio, la Sipsiol (Società italiana di psicologia online), attraverso le parole del Presidente Luigi Di Giuseppe, ha sostenuto come

«l’errore di fondo nella campagna di Chilly sia stato quello di confondere il messaggio promozionale con un tema delicato come quello della salute mentale. La psicoterapia non può essere percepita come un bene di consumo o una ricompensa legata a promozioni commerciali»

Mentre in una lettera a firma dei Presidenti degli Ordini degli Psicologi di Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Sicilia e Veneto ci si domanda «se sia opportuno attirare persone bisognose di supporto psicologico tramite l’acquisto di un detergente intimo, e viceversa se sia opportuno premiare chi acquista un sapone con una prestazione sanitaria. In secondo luogo, ci si domanda se il posizionamento attribuito alla salute mentale in questa iniziativa sia appropriato: viene trattata come plus accessorio di un prodotto di consumo, o peggio come ricompensa per un acquisto o come premio di un concorso…».
Insieme alle critiche ci sono stati comunque alcuni spazi di apertura. La stessa Sipsiol (Società italiana di psicologia online), ad esempio, trova positivo il fatto che sempre più aziende comincino a promuovere la consapevolezza riguardo a tematiche simili, pur sottolineando la necessità di non strumentalizzare un tema così delicato.

Nessuno mette in dubbio la bontà dell’operazione, che ha però avuto forse qualche carenza per quel che riguarda in particolare l’aspetto informativo e di approfondimento, anche a margine di alcuni studi che evidenziano come la tendenza a trattare temi così delicati con assiduità e leggerezza abbia portato ad effetti controproducenti come la diffusione di autodiagnosi troppo precoci da parte degli utenti.

Persona seduta di spalle

UnoBravo ha rilasciato a riguardo un documento dove viene sottolineata la volontà di contribuire efficacemente a un cambio culturale che non si limiti alle migliaia di psicologi e pazienti che in questi anni hanno preso parte alla comunità, ma che il passo successivo prevede la sensibilizzazione di quelle realtà aziendali «lungimiranti che comprendono l’importanza del benessere psicologico e che, da qualche anno, hanno iniziato a offrire sedute di supporto psicologico ai propri dipendenti o, fenomeno ancora più recente, ai propri consumatori». La piattaforma ha poi riconosciuto di aver sottovalutato alcuni aspetti comunicativi e si è detta sinceramente dispiaciuta.

Filippo Sensi

Per aiutarci a definire al meglio la questione e comprendere fino a dove può spingersi il rapporto tra aziende, mercato e benessere mentale, abbiamo provato a sottoporre alcune domande a Filippo Sensi: giornalista, blogger e politico, dal 2023 senatore della Repubblica per il Partito Democratico e promotore del bonus psicologo. Sensi ha evidenziato come negli ultimi anni sia cresciuta la consapevolezza e la qualità dell’informazione sulla salute mentale. Tuttavia, il livello di risposte pubbliche e private resta ancora inadeguato:

«Io credo che negli ultimi anni sia cresciuta moltissimo la consapevolezza e anche la qualità delle informazioni sul tema della salute mentale», afferma. «Sicuramente il Covid, o meglio, il post-Covid hanno giocato un ruolo decisivo; non perché prima non ci fossero problemi legati al benessere mentale, ma perché quella situazione eccezionale e gli effetti di una vita costretta in quei mesi, sicuramente ha provocato una crescita di consapevolezza. Quindi sì, siamo sulla buona strada. Forse, però, sia le risposte pubbliche che quelle private non sono ancora adeguate al livello di consapevolezza raggiunto».

In questo quadro rientrano problematiche legate alla disponibilità economica, problemi di stigma sociale e culturale, scelte di silenzio e rimozione. «Diciamo che siamo a metà di un guado piuttosto che non fuori dalla palude».
L’aumento della consapevolezza e alcuni strumenti introdotti, come il bonus psicologico appunto, hanno creato lo spazio per una nuova dimensione del dibattito ma l’offerta pubblica, come quella privata, restano carenti. «Diciamo che dal punto di vista delle azioni messe in campo dal Parlamento, sicuramente il bonus psicologico è stata una prima parziale soluzione, anche se ancora totalmente insufficiente. Anzi, con il tempo è diventa una risposta sempre più sottofinanziata rispetto al carattere emergenziale della questione che rappresenta. Una vera e propria crisi strutturale. Una “crepa nell'anima del Paese”. Non soltanto tra i giovani, dove chiaramente l'impatto è stato più forte, ma in generale nella popolazione italiana».

Secondo un’indagine del 2023 da parte di Eurobarometro sulla salute mentale, è emerso che il 46% degli intervistati ha sofferto di problemi emotivi o psicosociali, come la depressione o l'ansia, negli ultimi dodici mesi. Di questi soltanto la metà ha chiesto assistenza a un professionista. A riguardo Sensi dice:

Persona con occhiali in mano

«Si parla sempre della questione dello stigma e cioè di una considerazione negativa, di una paura, di un timore, di un pregiudizio attorno alle persone che hanno questo tipo di difficoltà, anche le più minute. Come direbbe Verdone, “anche fenomeni di ansia o crisi da panico”. Questo per tanti motivi. Perché tolleriamo poco la fragilità e la debolezza, in particolare nel contesto lavorativo, dove pensiamo di doverci sentire sempre adeguati, pronti alla sfida: il famoso mito dell’essere sul pezzo H24».

Parliamo di problematiche, come quelle dello stigma e della cultura della performance, che colpiscono trasversalmente più generazioni. Un cambiamento sta avvenendo però, con i più giovani a fare da traino. Giovani che, come sostiene Sensi «non hanno problemi a ricorrere allo psicologo o ad andare in terapia: è come se andassero in palestra, qualcosa di assolutamente naturale. Siamo portati a dirci spesso “ce la posso fare da solo, posso provare a farcela da solo, preferisco non dirlo perché se poi lo dico diventa un un problema”. Spesso preferiamo mettere su una maschera, indossare un sorriso che non è sempre possibile e mai giusto, sottovalutando qualsiasi altro sintomo di malessere».

Persona con la testa tra le mani

Sensi riconosce un aumento della visibilità del tema del benessere mentale: sui social, nei libri e attraverso eventi pubblici. «Dal punto di vista culturale si sta facendo. Quest'anno è stato l'anno Basagliano. C'è un'attenzione dove si fanno convegni, se ne parla in molte occasioni per chiedersi se realmente stiamo bene. Ci sono però  tutta una serie di battaglie ancora da fare rispetto a temi delicatissimi come il suicidio, l’autolesionismo, i disturbi alimentari e tantissime altre patologie. È fondamentale capire le storie, ascoltarle, farle vedere. Questo lo sa bene chiunque ha questo tipo di problema in famiglia o personale. Si spalanca una specie di baratro dal quale è più o meno richiesto di cavartela da solo o con la rete di prossimità di amicizie che ti trovi vicino. Insomma, non si fa mai abbastanza da questo punto di vista».

Infine, sulla campagna pubblicitaria Chilly-Unobravo: Sensi sostiene che la salute mentale non debba essere un tabù, ma è necessario trattarla con rispetto e sensibilità, senza cadere nel lugubre o nel banale. «Ho letto molto sul dibattito scaturito a seguito dello spot - aggiunge -. Io credo che le pubblicità possano essere realizzate in maniera intelligente su tutto, essendo rispettosi, senza essere lugubri. Non dobbiamo mai dimenticarci che si parla alle persone e che le persone mal sopportano l’essere utilizzate o assimilate a prodotti o servizi. Serve prudenza».

Ormai il nostro spazio di discussione non è più soltanto ristretto al reale inteso come luogo fisico. Le nostre relazioni, i nostri discorsi, anche i più intimi hanno subito uno spostamento, muovendosi su un doppio piano in cui il digitale è sempre più parte delle nostre vite. Su questo punto Sensi spiega come si apra «un altro campo di discussione, cioè dire che cosa vuol dire fare la terapia on-line, “l’importanza della presenza e la risposta del paziente”. È chiaro che fare i conti anche con la dimensione digitale delle nostre relazioni è fondamentale. Che questo provochi e produca una economia di scala, mi pare non solo imparabile, ma anche utile. Per cui se uno sta dall'altro capo del mondo e vuole avere un confronto con una persona preparata e competente che lo può aiutare, va benissimo».