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Barbara Lattanzi
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5 min read

«Che Ceo si sente?». Da Fagnani a lezione di personal branding

belve fagnani
05.07.2024

«Che belva si sente?». Non serve dire altro, abbiamo già capito tutti di cosa stiamo parlando. O meglio, di chi stiamo parlando: Francesca Fagnani, giornalista e conduttrice di Belve, programma nato su Nove e oggi trasmesso in prima serata su Rai 2

Romana e innamorata della cronaca, Francesca Fagnani è diventata un “mito” dopo anni di gavetta - lo dice sempre, ovunque - collaborando in tv con Giovanni Minoli e Michele Santoro, e firmando pezzi legati principalmente alla criminalità organizzata su Il Fatto Quotidiano e La Repubblica. 

Il successo di Belve si lega sicuramente alla sua grande capacità di costruire interviste non banali, con domande in apparenza scontate e sempre ironiche, intelligenti e sempre educate, anche quando alcune risposte degli intervistati non lo sono. Entra nel profondo delle personalità che ha di fronte, coglie gli spunti e gli appigli che l’ospite consapevolmente o meno le offre. Il risultato è decisamente outstanding, una sfida al politicamente corretto che spesso si vede sugli schermi. 

Ma il successo è alimentato anche e soprattutto dal livello di attenzione che ottiene, puntata dopo puntata, sui social network – e in particolare su TikTok e Instagram, dove le clip dei migliori momenti delle interviste diventano spesso virali. Questo seguito – da parte di generazioni anche molto giovani – è una cosa piuttosto rara per un programma di interviste. 

Gli spezzoni delle puntate girano velocissimo, alcuni diventano meme, i fuorionda spopolano. Lei non si sottrae al chiacchiericcio, le sue apparizioni si moltiplicano, va da tutti e parla con tutti: in tv, sui social e nei podcast. Non lascia niente al caso, si prepara su tutto quello che dice, costruisce la comunicazione con esiti sorprendentemente familiari dentro e fuori lo studio di registrazione di Belve. 

Ovunque vada è sempre lei, sfoggia con orgoglio il suo accento marcatamente romano e ci fa credere di essere una di noi e noi ci crediamo. Lo facciamo pur sapendo bene che Francesca, giornalista ormai nazional popolare, non è per niente una di noi.

belve pantera nera

Qualcuno le ha chiesto cosa avrebbe risposto alla sua domanda iconica. «Un jack russell», ha detto lei, perché quando ti morde non molla più la presa. Noi di domanda ce ne siamo posti un’altra: un Ceo che vuole fare della sua persona un thought leader e della sua personalità un brand, e diventare un riferimento nel dibattito che interessa la sua industry o professionalità, cosa può imparare da lei?
Tante cose, sicuramente. Qui ne abbiamo sintetizzate quattro:

studia

In ogni intervista Fagnani mostra una notevole preparazione, è sempre ben informata sul background e sulle questioni importanti relative all'intervistato; questo le consente di navigare la conversazione in modo efficace e di sollevare argomenti pertinenti che stimolano discussioni significative. Non si tira indietro nel riprendere questioni critiche o nel richiedere chiarimenti su dichiarazioni vaghe o evasive, spingendo anche gli intervistati a espandersi oltre le risposte superficiali. Ecco, da questo impariamo che senza una solida preparazione è difficile essere credibili e toccare i punti che davvero sono rilevanti nel dibattito attorno a un certo argomento. Questo implica che - oltre al tema specifico - si arrivi preparati anche e soprattutto sul contesto, elemento che permette di guidare e governare una conversazione.

lo stile riconoscibile

C’è la famosa domanda d’apertura, ma anche quell’agendina rossa su cui la giornalista lavora, studia, appunta ciò che scova e le domande da fare all’intervistato. C’è quella calata romana che lei ha e non mitiga in nessun modo, c’è l’onesta ironia con cui naviga tra domande e risposte. E, soprattutto, non c’è differenza tra puntata e fuori onda, tra interviste tv e podcast. La coerenza, direbbe Walt Whitman (padre della poesia americana), è sopravvalutata: «Mi contraddico? Benissimo, allora mi contraddico». In questo caso però (Whitman ci perdonerà) ma no, non è questa la strada. Più canali e “spazi” di comunicazione si attivano, più è importante mantenere una coerenza che diventa sinonimo di autenticità. E non vuol dire essere monotoni: se guardiamo le interviste di Belve, c'è una dinamica vivace nella conversazione, che ci tiene lì attenti senza sembrare mai qualcosa di già visto.

empatia

Anche se sempre molto diretta, sa quando mostrare empatia e stabilire una connessione personale con l'intervistato. Questo aiuta a creare un ambiente in cui gli ospiti si sentono a proprio agio nel condividere esperienze e opinioni più personali. Nonostante la profondità e la serietà di molti temi trattati, Fagnani riesce spesso a inserire un tocco di umorismo, sia nel suo modo di fare che nelle domande stesse, alleggerendo l'atmosfera e rendendo le interviste più godibili. E nei fuori onda che spopolano online si vede una Fagnani che presta attenzione anche alla polvere sul palco, che ride quando sbaglia e deve girare di nuovo uno spezzone. Insomma, l’umanità è più interessante di una recitazione patinata.

elefante nella stanza

Non ha nessun problema a guardarlo in faccia, non esita a porre domande dirette e talvolta provocatorie. Questo permette spesso di scavare più a fondo nelle questioni, ottenendo risposte sincere e approfondite dagli intervistati. Su Instagram sotto i suoi post si leggono commenti quali «tocca tasti diversi dal solito, perché è empatica con quel pizzico di “belvaggine” che la contraddistingue. È diretta, questo fa la differenza!».  È un insegnamento interessante quando si parla di gestione di commenti negativi sui social o di rapporti nei luoghi di lavoro. L’oscurantismo non funziona, la soluzione migliore è affrontare con classe ma fermezza anche ciò che può generare conflitti e criticità.