Che ansia! Riflessioni sparse su un fenomeno generazionale

Una compagna di viaggio, un campanello d’allarme, un’epidemia emozionale. Definizioni diverse, modi diversi di viverla e abbracciarla nella propria quotidianità. L’ansia è il sentimento che sta sempre più caratterizzando una generazione, la Gen Z. Un fenomeno che, forse, non va letto solo in chiave negativa. Ecco perché
Cosa vuol dire provare ansia? È questa la domanda che ci siamo posti noi di Bea e dalla quale è nato un momento di riflessione stimolante.
Tutto è iniziato un venerdì mattina, da una semplice discussione sul film d’animazione Inside Out 2 (se non lo avete ancora guardato, prendetevi un momento per farlo, ne vale veramente la pena!). È molto più di un semplice film per bambini: tocca temi universali che parlano a tutti, indipendentemente dall’età, e racconta dinamiche in cui è facile riconoscersi e immedesimarsi.
La protagonista, Riley, ha ormai 13 anni e si prepara ad affrontare il liceo: ha sviluppato un proprio “senso di sé” ed un proprio sistema di credenze. È esattamente in questa fase che inizia a fare i conti con delle nuove emozioni, più complesse, tra cui Ansia, che dominerà per l’intero film, prendendo il controllo del suo mondo interiore. Il cambiamento e le nuove esperienze, parti imprescindibili della crescita, possono però far emergere in noi fragilità e incertezze: è difficile abbandonare quello che conosciamo per ciò che è momentaneamente ignoto.
Questa narrazione ci ha dato l'opportunità di riflettere su cosa l'ansia rappresenti nella nostra vita e su come, se impariamo ad accettarla, possa insegnarci qualcosa.
Ma cos’è l’ansia, e come incide sulla nostra quotidianità?
Per descriverla, molti di noi le hanno dato una forma precisa. C’è chi la vede come «una tigre pronta a divorarti, anche se non esiste davvero», oppure «una compagna di viaggio indesiderata che toglie leggerezza al presente». Altri invece la associano ad un’entità effimera, ma ricorrente, come «un fantasma che torna a fare capolino di tanto in tanto» o addirittura «un grido taciuto troppo a lungo».

Qualcuno ha sottolineato il suo lato più primordiale, descrivendola come «un campanello d’allarme, un segnale che ci avvisa che qualcosa non va e ci invita a fare ordine». Da un punto di vista evolutivo, infatti l’ansia ha svolto un ruolo fondamentale nell'anticipare i pericoli e, se ben gestita, può ancora rivelarsi una risorsa che ci aiuta ad evitare i rischi.
Alcuni di noi, poi, l’hanno collegata all'autostima e alla percezione di sé, sottolineando quanto sia profondamente influenzata dalla “società delle performance” in cui viviamo. La costante pressione di dover dimostrare il nostro valore agli altri può generare sfiducia, incertezza, fino a diventare paralizzante. Uno dei rischi dell’ansia è proprio questo: limitare la nostra capacità di vivere serenamente il presente, tramite una serie di pensieri intrusivi, proiezioni delle nostre paure e preoccupazioni. In Inside Out 2, Ansia non si preoccupa di qualcosa di tangibile, come fa Paura. Al contrario, Ansia è costantemente focalizzata su ciò che potrebbe accadere: pianifica il futuro per proteggere Riley da insidie che non sono reali, ma solo potenzialmente presenti.
L’ansia, un’eredità generazionale?
Ci siamo chiesti se la Generazione Z stia vivendo livelli di ansia più alti rispetto alle generazioni precedenti.
Ogni generazione ha da sempre affrontato sfide specifiche legate all’epoca in cui viveva e anche la Generazione Z non fa eccezione. Le costanti notizie su crisi climatica, conflitti e incertezze globali non fanno che alimentare questo senso di insicurezza e preoccupazione per il futuro. Qualcuno di noi ha osservato che le generazioni più giovani stanno vivendo una vera e propria “epidemia ansiosa”, alimentata sia dall’esposizione continua sui social che dalle esperienze traumatiche come la pandemia, oltre che i frequenti eventi catastrofici con cui conviviamo quotidianamente.
Qualcun altro suggerisce che la moltitudine di scelte e stimoli – la possibilità di essere sempre informati, di spostarci liberamente, di costruire il nostro percorso di vita – alimenti in noi un senso di disorientamento e porti con sé confusione e instabilità emotiva.
«L'ansia è un’emozione che non ho mai visto nei miei genitori. Non si ansiavano mai. Si agitavano, sì. Ma è diverso, credo. Si agitavano per cose concrete, ragionevolmente compromettenti. Erano ancorati a qualcosa di solido, molto probabilmente anche per le certezze che avevano su se stessi e che quelli prima di loro gli avevano tramandato».
Molti di noi ritengono, però, che l’ansia non appartenga a una generazione in particolare, né sia legata esclusivamente all’epoca in cui si è cresciuti, piuttosto, è la sua percezione a essere cambiata nel tempo. Oggi viviamo in una società molto più aperta e pronta ad accogliere le proprie fragilità: ciò che è cambiato in modo radicale è l’accettazione dell’ansia come un'emozione legittima, parte integrante della nostra esperienza umana. Siamo più consapevoli di quanto sia naturale e comune provare ansia, e, ancor di più, avere la possibilità di parlarne liberamente senza il timore di essere giudicati. Abbiamo anche gli strumenti per affrontarla, per comprendere le sue radici e gestirla in modo costruttivo. Di conseguenza, le narrazioni che riguardano questo tema si stanno trasformando, riflettendo una visione più empatica, inclusiva e realistica dell’ansia nelle nostre vite.

E se fosse tutta una questione di equilibrio? Un “pizzico di ansia” può spronarci a dare il nostro meglio, e in altri casi è proprio l’ansia che ci permette di fermarci, riordinare le idee, ascoltare quel “campanello d’allarme” che può essere un’occasione per ascoltare noi stessi. A molte persone piacerebbe non dover convivere con questa emozione, ma, come qualcuno di noi ha detto, «si perderebbe il valore di qualcosa che dimostra quanto quel qualcosa sia importante per noi», come l'ansia che precede un evento significativo.
Su questo Inside Out 2 ci insegna che ogni emozione ha un ruolo fondamentale nella costruzione della propria identità, esattamente come l'Ansia di Riley, che viene accettata dalle altre emozioni, partecipando così alla costruzione di un nuovo senso del suo essere, come parte fondamentale e intrinseca del suo percorso di crescita.