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Oscar Cini
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Dalle edicole nostrane ai kiosk sovietici, quando la rigenerazione urbana lascia germogliare cultura

magazine copertine
20.09.2024

AEdicola Lambrate ed Edicola Radetzky a Milano, Edicola 518 a Perugia. Crescono le esperienze di edicole che si reinventano, diventando spazi di socialità ed espressione artistica. Una transizione fondamentale per la vita delle città di tutto il mondo, sempre più prive di luoghi dove fuggire per un attimo dalla frenesia del mondo contemporaneo

Sempre più spesso la nostra società lavora alla riconversione e al ripensamento di vecchi spazi urbani. Una tendenza che permette la valorizzazione di un patrimonio già esistente ma adattandolo alle nuove esigenze della società di riferimento. Un bell’esempio è quello che viene raccolto all’interno del libro Kiosk: The Last Modernist Booths Across Central and Eastern Europe” di Zupagrafika, aka il fotografo David Navarro e la scrittrice Martyna Sobeun. Un lavoro che racconta la storia di questi piccoli edifici brutalisti, un tempo fulcro del commercio di strada e della vita quotidiana, ora in decadenza. 

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Si tratta di un volume contenente oltre 150 immagini raccolte nel corso dell’ultima decade, da Lubiana a Varsavia, passando per Belgrado e Berlino, il lavoro documenta gli esempi rimanenti di questi piccoli e compatti edifici, prima della loro completa sparizione. Prodotti in serie a partire dal 1966 seguendo il disegno del modello K67 dell’architetto sloveno Saša J. Mächtig, l’innovativa (al tempo) scelta della plastica come materiale permise la loro diffusione in tutta la sfera sovietica. L’estetica geometrica e minimalista si adattava armonicamente ai paesaggi e oggi, per non perderne l’impatto estetico, molti vengono restaurati e reinterpretati trovando rinnovata funzione. Ora librerie attente ai nuovi trend, ora piccoli caffè o spazi di ritrovo artistico, conservano il loro fascino portando nuove prospettive d’utilizzo e spazi d’interazione.

Il libro prova a celebrare il design e l’architettura, certo, ma anche a raccontare un tempo passato e una parte della vita urbana, dall’impatto sociale e culturale, che difficilmente potrà essere rimpiazzato o ricostruito se non proprio attraverso la rigenerazione di questi luoghi.

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Trovo ci sia una bellissima storia di cura e un’idea di società diversa in questo tentativo di recuperare qualcosa che per i più sarebbe destinato a sparire. Elementi centrali nella vita che è un tempo era, minacciate dall’avvento del digitale, possono ancora essere recuperate e ripensate come spazi multifunzionali. Pensiamo, ad esempio, al caso di AEdicola Lambrate a Milano: qui una vecchia edicola situata in via Conte Rosso, nel quartiere di Lambrate appunto, è stata riconvertita in un punto di riferimento culturale capace di ospitare eventi e mostre, trasformandosi in uno spazio aggregativo per il quartiere. Nuovamente, come per i Kiosk post sovietici, la dimostrazione che spazi tradizionali possono essere riconvertiti creando nuova vita e accogliendo alcune necessità della comunità, creativa e non, delle città.

Si tratta di un modo per non arrendersi al cambio repentino delle grandi metropoli che rischiano spesso di portare con loro le carcasse di un tempo passato. È in questi casi che si può apprezzare  in maniera plastica l’opportunità che sta dietro all’idea di rigenerazione urbana. AEdicola Lambrate nasce dall’idea e dalla passione di Alioscia Bisceglia, già membro dei Casino Royale e mente dietro al lavoro fatto, sempre a Milano, da Elita Bar e dal creativo Paolo Iabichino. Dall’incontro tra le due menti nasce uno spazio che oltre che essere edicola attenta a giornali e prodotti editoriali in purezza punta a sviluppare progetti artistici: mostre, residenze e incontri. Più di ogni altra cosa, però, AEdicola vuole restituire un punto di incontro e contatto quotidiano al quartiere, un luogo dove incontrare esseri umani, anime, storie di persone in una città sempre più frenetica e isolazionista.

edicola darsena Milano

Sempre a Milano esistono casi come quello di Edicola Radetzky, una vecchia edicola in stile Liberty, situata in Viale Gorizia. Un luogo trasformato in uno spazio artistico che ospita mostre e installazioni. A seguito del progetto di riqualificazione della zona della Darsena, Edicola Radetzky, dopo alcuni anni di abbandono, è stata affidata dal Consiglio di Municipio al Progetto Città Ideale che ne ha curato il restauro per trasformarla dalla primavera del 2016 in uno spazio culturale.

darsena vista aerea

A Perugia troviamo l’esperienza di Edicola 518, una piccola edicola che è diventata una libreria indipendente e spazio culturale, attiva nel promuovere l’editoria indipendente e iniziative artistiche di vario tipo. Edicola 518 si autodefinisce “il chiosco ribelle per gli amanti della bella carta”. Fondata da Emergenze, un piccolo gruppo di artisti e giornalisti nato dalla rivista omonima, "di cui ad oggi sono usciti cinque numeri, pubblicati a cadenza periodica e diffusi con impegno missionario su tutto il territorio italiano”. Situata nel centro storico di Perugia, Edicola 518 seleziona e propone una vasta serie di magazine indipendenti, libri d’artista, carte anarchiche, fanzine e autoproduzioni targate Emergenze Publishing.

Sulla falsariga delle esperienze di cui sopra si muove anche Liberi Edizioni, fondato da Nicola Angrisano è un progetto artistico-editoriale nato a Napoli dalla volontà dei suoi ideatori di evidenziare in maniera artistica lo stato in cui versano le edicole in Italia. Il tutto fatto attraverso installazioni temporanee non invasive, che ne recuperano la funzione di punto d’informazione. Realizzate spesso sulle saracinesche di edicole dismesse, è grazie ad azioni vicine alla performance artistica che si cerca di dare evidenza di una situazione fortemente sintomatica della situazione culturale del Paese. 

Questa tendenza globale di riuso e ripensamento degli spazi, che si estende dalle edicole italiane fino ai chioschi dell'ex Unione Sovietica, rappresenta una vera e propria operazione di sostenibilità culturale. Invece di demolire e ricostruire, si valorizza l'esistente, integrando tradizione e innovazione. I vecchi spazi, pur mantenendo la loro identità storica, si reinventano e si riscoprono altri, con la capacità di rispondere alle nuove esigenze sociali ed economiche, diventando testimoni della trasformazione delle città, in alcuni casi provando a frenarla o a indirizzarne il percorso verso strade maggiormente sensibili e a misura di persona.

edicola 518

Ma il legame tra comunicazione, editoria e rigenerazione urbana applicata a questi campi ha molti altri esempi, in particolare in Europa. Il Centre for Contemporary Art (CCA) di Glasgow, ad esempio, rappresenta un luogo di riferimento per la comunità creativa locale, capace di promuovere il dialogo culturale tra diverse discipline come arte, editoria e giornalismo. Eventi artistici, mostre, attività legate alla comunicazione visiva e scritta si svolgono all’interno di questo vecchio edificio riconvertito a nuova funzione.

A Newcastle, sempre nel Regno Unito sorge The Biscuit Factory, un antico edificio industriale risalente al tardo XIX secolo, situato nel cuore del vivace quartiere Ouseburn, realmente dedito alla produzione di biscotti poi trasformato a partire dal 2002 in uno spazio multifunzionale per l'arte, l'artigianato e l'editoria indipendente. Oltre a ospitare gallerie d'arte e studi creativi, la Biscuit Factory è sede di eventi editoriali e di workshop di scrittura e stampa. Un vero e proprio luogo in cui comunicazione visiva e letteraria si incontrano, dialogando. In poco tempo The Biscuit Factory è diventato un punto di riferimento per artisti locali e visitatori, promuovendo l'arte accessibile e sostenendo il talento creativo del nord-est dell'Inghilterra.

persona sorpresa all'edicola
polaroid
persona di spalle

La rigenerazione degli spazi urbani dismessi non solo trasforma fisicamente il territorio, ma ha un impatto significativo sul tessuto sociale ed economico delle comunità, ne migliora la qualità della vita e promuove uno sviluppo urbano concretamente sostenibile. Una boccata d’aria in una società che non si permette mai il lusso di rallentare e provare a ridare vita a qualcosa che un tempo è stato importante riferimento nella costruzione delle identità tanto delle città quanto dei propri abitanti.